Autore: Rete dei Comunisti (a cura di)
Pagine: 84
Prima edizione: settembre 2023
Autore: Rete dei Comunisti (a cura di)
Pagine: 84
Prima edizione: settembre 2023
La notizia della morte improvvisa di Roberto è stata per tutti noi un colpo durissimo personale e poi politico. Ci conoscevamo dalla fine degli anni ’80 quando il nostro gruppo romano, organizzato con il “Movimento per la Pace ed il Socialismo”, venne in contatto con la componente di sinistra di Democrazia Proletaria di Bologna di cui Sassi era uno dei componenti.
Il motivo di questo intrecciarsi di relazioni era la lotta contro la guerra e gli euromissili installati dagli USA che aveva prodotto un movimento pacifista nazionale in cui i settori più antagonisti avevano stabilito rapporti, come avvenne anche per i compagni del Veneto.
Va detto che con il “gruppo bolognese” si stabilì subito una sintonia profonda sul piano politico ma anche sul piano culturale, sui valori che dovevano essere di riferimento per i comunisti ma che all’epoca venivano già ad “evaporare” nel PCI ma anche nella stessa Democrazia Proletaria generando opposizioni anche all’interno di queste organizzazioni.
Dunque una relazione nata nel movimento su una battaglia centrale come quella contro la guerra, così come sta avvenendo oggi a trent’anni di distanza, che non aveva esplicitamente all’ordine del giorno la costruzione di una nuova organizzazione politica ma era un modo per capire come far maturare la relazione, il confronto e l’azione comune.
Ma, come sempre, non conta quello che si vuol fare ma quello che si è costretti a fare. Infatti la fine dei paesi socialisti e poi quella dell’URSS cambiarono radicalmente e repentinamente le condizioni generali in cui operavamo.
Ciò portò alla crisi politica e organizzativa del MPS e mise in discussione le relazioni dentro DP che si apprestava a entrare nella “Rifondazione Comunista”, fortemente caratterizzata all’epoca dal ceto politico del PCI espulso dalla “svolta di Occhetto”, l’ultimo segretario, ma segnato dall’arretratezza e stagnazione della politica Cossuttiana.
Eravamo in molti, in quella fase di estremo sbandamento, gli “orfani” del movimento comunista ma quello che accumunava le due strutture, oltre ad una comune visione e analisi della situazione che si andava delineando, era la determinazione a non lasciarsi andare al prevalente senso comune della sinistra di disarmo politico e teorico.
Ritenevamo invece necessario continuare nellacostruzionediunaprospet- tiva comunista pur nella drammatica situazione che si era concretizzata a cavallo dei primi anni’90.
La sconfitta c’era stata indubbiamente, ma eravamo testardamente convinti che non bisognava mollare su una visone comunista delle prospettive per la classe e l’umanità e sull’organizzazione del conflitto sociale organizzato; unica base materiale che ci avrebbe permesso di resistere e di esistere anche dentro la bufera storica dalla quale eravamo stati investiti.
Dunque immediatamente – seppure eravamo in condizioni molto diverse da quelle della fine degli anni ’80 – ci trovammo in sintonia sulla necessità di ricostruire un punto di vista comunista nelle nuove condizioni e di continuare con la costruzione organizzata del conflitto di classe dando vita anche a Bologna alle Rappresentanze Sindacali di Base, antesignane dell’attuale USB, presso la Mensa universitaria ed il Comune di Bologna intesi come punti di partenza per un intervento sindacale più esteso all’epoca caratterizzato soprattutto dalla lotta contro il ciclo delle privatizzazioni promosse dall’ex PCI in quella che era ancora considerata una roccaforte rossa.
Questo è stato l’inizio di un rapporto stabilizzatosi negli anni in cui il nucleo romano si misurò direttamente per la prima volta con lo studio teorico e l’elaborazione analitica per i quali il contributo di Roberto Sassi fu decisivo per una struttura politica radicata nelle borgate romane maturata e cresciuta soprattutto nel conflitto di classe, in quello anche violento con le politiche dei governi democristiani e con i fascisti che svolgevano il ruolo di mazzieri e terroristi assegnatogli da quei governi e dalla NATO.
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