in Contropiano Anno 1 n° 4 – 11 novembre 1993
Con un’assemblea in piazza S. Andrea della Valle (vicino al Senato) tenutasi il 18 ottobre, si è concluso un primo ciclo di iniziativa e battaglia politica iniziato il 1° ottobre con lo sciopero della fame avviato da Virginia Buonoconto, madre di Alberto, un detenuto politico morto a causa delle conseguenze della detenzione nelle carceri speciali. L’obiettivo dello sciopero della fame era quello di sollecitare l’approvazione della legge sull’indulto al Senato e richiedere la scarcerazione di Prospero Gallinari e Salvatore Ricciardi, gravemente ammalati e ancora in carcere.
Lo sciopero della fame si è sviluppato oltre che a Roma anche a Firenze, Bologna, Napoli e L’Aquila e tra gli esiliati politici a Parigi.
Intorno al presidio di piazza S. Andrea della Valle, per più di due settimane si è articolata un’attività di informazione e controinformazione sulla questione dell’amnistia per i detenuti politici italiani ancora in carcere.
Il Comitato Promotore dello sciopero della fame, in un comunicato, pone il problema della continuità della battaglia e dell’iniziativa. Stanno circolando alcune proposte come quella di una manifestazione al Ministero di Grazia e Giustizia, di un grande concerto per la libertà, di una grande manifestazione nazionale per il 12 dicembre, anniversario della strage di Piazza Fontana. (Per informazione rivolgersi a Radio Città Aperta di Roma Tel. 06/4393512)
La manifestazione di piazza S. Andrea della Valle ha ricevuto il messaggio di un gruppo di prigionieri politici “storici” detenuti nel carcere romano di Rebibbia. Ne riproduciamo il testo
Cari compagni e compagne,
di fronte all’oscena canea scatenata ancora una volta dalle tante, troppe forze che temono la verità storica, l’iniziativa di mobilitazione e denuncia sviluppatasi a partire dal gesto di Virginia appare ancora più importante. Questo secondo noi significa che tutti i compagni, tutte le strutture di movimento, tutte le realtà di base e tutti coloro i quali avvertono la necessità di dire basta, ma basta sul serio con l’emergenza, devono adesso raddoppiare i loro sforzi. Non bisogna avere paura della diversità nel lavoro e nell’iniziativa, ma renderla elemento di ricchezza di una battaglia complessa e difficile, che evidentemente richiede una multiformità di risorse e di culture. Vogliamo dire infine a chi ci ascolta che questa lotta, così difficile e spesso logorante, non è inutile, non serve unicamente a porre il problema di alcune centinaia di prigionieri politici, ma riguarda da vicino tutti, perché è possibile costruire il futuro soltanto liberi da ipoteche, dal deserto della memoria.
Pasquale Abatangelo, Renato Arreni, Paolo Cassetta, Geraldina Colotti, Prospero Gallinari, Maurizio Locusta, Remo Pancelli, Teresa Scinica, Bruno Seghetti.