Di Miguel Díaz-Canel Bermúdez
Discorso pronunciato da Miguel Mario Díaz-Canel Bermúdez, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, alla chiusura dell’XI Plenaria del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba, nel Palazzo della Rivoluzione, il 13 dicembre 2025, “Anno 67 della Rivoluzione”.
Care compagne e compagni membri del Comitato Centrale del Partito e ospiti:
Abbiamo avuto una sessione plenaria intensa nonostante la sua brevità. Lo impone la situazione del paese, sollecitata da trasformazioni che non devono essere solo economiche e strutturali, ma che richiedono anche un cambiamento di mentalità per quanto riguarda le forme e i metodi del lavoro di partito.
In un solo giorno di riunione abbiamo ottenuto dibattiti profondi, critici e soprattutto responsabili, sfruttando le possibilità che ci offre la tecnologia per evitare costosi spostamenti del personale, senza lasciare nessuno fuori; ma a mio parere il più grande guadagno sta nella qualità delle discussioni, in quel modo qualitativamente superiore di affrontare i problemi quando si toccano con mano grazie ad una connessione più frequente e sistematica con il popolo.
Nemmeno la tecnologia più avanzata può superare il valore del contatto umano. I nostri compiti più importanti e urgenti sono sul campo, nei quartieri, nei consigli popolari, nelle municipalità, nelle province, con l’orecchio appoggiato a terra e il piede nella staffa, come ci ha indicato tante volte il Generale dell’Esercito.
Da questo legame indispensabile con il popolo, fonte delle forze che sostengono la Rivoluzione, scaturiscono le soluzioni ai problemi più urgenti, lo abbiamo imparato alla scuola di Fidel.
Questo non è un partito d’élite, è un partito di massa. Non possiamo dirigere con decreti, dobbiamo dirigere con il popolo, guardando i problemi di fronte a noi e affrontandoli con il maggior grado possibile di partecipazione popolare. Solo da una prospettiva collettiva e di impegno si possono valutare serenamente i duri dati del comportamento dell’economia negli ultimi mesi, caratterizzati da maggiori persecuzioni finanziarie, petrolifere e di ogni tipo contro Cuba.
La cosa sorprendente sarebbe avere dati positivi in un’economia brutalmente perseguitata e circondata dalla prima potenza mondiale, in tempi in cui nemmeno i mercati più dinamici sono esenti dall’incertezza che genera l’attuale disordine economico internazionale. Allora, affrontiamo in modo diretto e senza eufemismi gli impatti di questo blocco sull’economia cubana al termine di un altro duro anno.
Con la chiusura del terzo trimestre, il PIL scende di oltre il 4%, l’inflazione è alle stelle, l’economia è parzialmente paralizzata, la produzione termica è critica, i prezzi restano alti, le consegne degli alimenti normalizzati non vengono rispettate, e le produzioni agricole e dell’industria alimentare non soddisfano i bisogni della popolazione. A tutto questo bisogna aggiungere le costose perdite causate dal devastante passaggio dell’uragano Melissa.
Questa situazione, indubbiamente critica, richiede l’intervento tempestivo e sistematico dei dirigenti e quadri per dare risposte alla popolazione ai principali problemi, valutando decisioni e prospettive, fatto che confermerà il riconoscimento dell’autorità delle istituzioni e, in particolare, dei rappresentanti del partito e del governo a tutti i livelli.
Questa certezza, tuttavia, non può sottrarci all’insoddisfazione generalizzata per tutto ciò che funziona male o non funziona, mentre da tutte le parti emerge la critica all’eccesso di riunioni che “non risolvono nulla”, e alla crescente disuguaglianza tra piccoli gruppi di popolazione che sembrano avere tutti i problemi risolti, alcuni addirittura tronfi del loro status economico, mentre la maggior parte non riesce a soddisfare completamente alcuni bisogni fondamentali.
Questa situazione, provocata in primo luogo da sei decenni di molestie economiche esterne, è vista come un nuovo scenario di “ora o mai più” per il nemico storico della nazione cubana e gli eredi del cosiddetto “esilio” che hanno fatto fortuna con l’industria della controrivoluzione e non hanno mai smesso di sognare un’altra Cuba sottomessa e dipendente, inchiodata come una stella sulla bandiera americana.
Questo frustrato incubo mercenario alimenta il rinnovato impegno imperiale per soffocare la Rivoluzione Cubana applicando una politica di massima pressione, di logoramento, a colpi di misure coercitive che limitano sensibilmente il nostro quadro d’azione, fermando i sogni e gli sforzi per raggiungere la prosperità meritata, e violando i più elementari diritti umani del popolo cubano con un’aggressione sistematica sostenuta da una codarda e calunniosa campagna di avvelenamento mediatico.
La lotta è dura, lunga e irregolare. La regola del nemico è che non ci sono regole. Le leggi internazionali, gli impegni per la pace e lo sviluppo sono carta straccia per l’impero e i suoi seguaci. L’abbiamo visto a Gaza e lo stiamo vedendo contro il Venezuela. Il fine giustifica i mezzi, sembrano dirci ogni volta che agiscono in nome dell’illegale legge del più forte, anche se i rappresentanti del fascismo del XXI secolo non si preoccupano nemmeno di esplicitarlo.
A conferma di tutto questo, in un novembre carico di minacce e pericoli, l’impero ha nuovamente mancato di rispetto alla comunità internazionale -o a ciò che ne resta- con la sua nuova Strategia di Sicurezza Nazionale, somma grossolana della Dottrina Monroe e Corollario a Roosevelt senza trucchi.
Che fare? La classica domanda di Lenin continua a includere la risposta: fare, agire, trasformare. Piano contro piano, direbbe Martí. E anche Fidel, che ci ha chiaramente richiamato a “…emanciparci da noi stessi e con i nostri sforzi…”, sfidando potenti forze dominanti dentro e fuori dell’ambito sociale e nazionale, difendendo valori in cui si crede al prezzo di ogni sacrificio.
Rivoluzionario sarà sempre agire mobilitando forze e talenti con chiarezza negli obiettivi, collegando interessi e richieste del paese con l’uso massimo delle scarse risorse di cui disponiamo.
L’agire rivoluzionario è rialzarci ogni giorno pronti ad affrontare con energia la pigrizia e l’affronto, l’aggressione esterna e le complesse situazioni che assediano le economie di paesi come il nostro, che sono stati privati delle loro risorse e dei loro diritti più di una volta, e l’accerchiamento appositamente progettato per punire la ribelle Cuba per la sua audace pretesa di rimanere libera, indipendente e sovrana a poche miglia dall’impero.
Rivoluzionario continua ad essere promuovere e stimolare la partecipazione e il controllo popolare, evidenziando ed estendendo le esperienze esaltanti che caratterizzano i cubani e le cubane, individualmente o collettivamente, non uno ma tutti i giorni. È giusto esigere senza stancarsi che le istituzioni diano risposte efficaci e tempestive, che siano sensibili alle richieste dei cittadini e che i funzionari pubblici agiscano come tali.
E lo è, soprattutto, arrivare dove i nostri compatrioti vivono, lavorano e studiano e anche dove non, per ascoltare e imparare da coloro che affrontano quotidianamente le maggiori difficoltà, ed è anche per informare, spiegare, argomentare, orientare, sbloccare, aiutare ad organizzare e promuovere azioni che permettano loro di affrontare le sfide attuali, più che come una disgrazia, come un’opportunità per risolvere collettivamente ciò che è possibile risolvere con forze e risorse proprie.
Non possiamo dimenticare nemmeno per un momento che nelle condizioni attuali la paralisi di molte attività per le lunghe ore di blackout a causa della mancanza di combustibili, lubrificanti e manutenzione delle termoelettriche, trasforma completamente la quotidianità, genera incertezza e accentua sentimenti di disperazione, che possono essere invertiti a volte solo con l’informazione indispensabile e tempestiva, con una parola di incoraggiamento e ringraziamento per il tanto che fanno con così poco.
L’ho potuto vedere nelle visite ai Comuni, l’esperienza più utile di lavoro politico, quella che ci insegna il corpo e l’anima del popolo cubano, quella che non toglierei mai dalla mia agenda settimanale, perché mi ha permesso di arrivare fino al più profondo del paese, conoscere compatrioti incredibili che trovano soluzioni dove altri vedono solo problemi, e confermare con loro la vitalità della Rivoluzione dove più creatività è richiesta dalla Resistenza.
C’è povertà a Cuba, dicono ogni giorno i media creati dagli stessi che applaudono il blocco e le misure di asfissia. Sì, c’è un’enorme carenza materiale a Cuba, generata dalla politica genocida che paga generosamente coloro che celebrano questa povertà. Nessuno può sentirsi “a posto” con questa situazione e lavoreremo senza sosta per la prosperità che la nostra gente merita.
Ma accanto a quella povertà che tanto piace vedere al nemico di questa nazione eroica, c’è un’altra realtà che l’odio non gli permette di vedere: un popolo creativo e laborioso che non si arrende, e ci sono decine, centinaia di progetti personali e collettivi che vanno “aprendo sentieri, nudi, e con un cuore nel pugno”, come cantava l’indimenticabile Vicente Feliú nella sua canzone A los que luchan toda la vida.
Questi anni difficili ci mostrano chiaramente chi siano le donne e gli uomini che ogni giorno si propongono di far crescere e migliorare il paese, senza aspettare altra ricompensa che il risultato del loro lavoro trasformato in progresso. Allo stesso tempo ci mostrano coloro che traggono profitto dai bisogni e dalle insufficienze, coloro che ostacolano il cammino e ritardano l’avanzamento, e altri capaci di vendere alla nazione per la quale si esaltavano ai massimi livelli.
Ricordavo in questi giorni Fidel, e cito: “Il nemico conosce fin troppo bene le debolezze degli esseri umani, nella sua ricerca di spie e traditori, ma ignora l’altra faccia della medaglia: le enormi capacità dell’essere umano nel sacrificio cosciente e nell’eroismo”.
Fidel diceva anche in un atto di chiusura del congresso metallurgico, il 6 luglio 1960:
“una rivoluzione non è che una grande battaglia tra gli interessi del popolo e gli interessi contrari al popolo […] ci insegna quali sono gli uomini e le donne che servono, e quali sono quelli che non servono; coloro che non servono nemmeno a concimare la loro terra con il proprio sangue e con la propria vita; ci insegna chi è fatto di un legno umano, chi è fatto di un legno nobile e generoso; e chi è fatto di egoismo, di ambizione, di slealtà, di tradimento o di codardia […]
“In una rivoluzione tutti devono togliersi la maschera; in una rivoluzione gli altari crollano: quelli che hanno cercato di vivere ingannando gli altri, quelli che hanno provato a vivere comportandosi da virtuosi o da persone decenti, o comportandosi da patrioti e da coraggiosi. Questo ci insegna la Rivoluzione […] ci insegna chi sono i veri patrioti […] e da dove nascono i grandi traditori”.
Non credo che ci siano frasi più esatte per descrivere l’azione di Alejandro Gil, dal cui caso denigratorio dobbiamo trarre esperienze ed insegnamenti, chiarendo, in primo luogo, che la Rivoluzione ha tolleranza zero verso questi comportamenti.
Compagne e compagni:
La nuova Strategia di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, mescola, come ho già espresso, la Dottrina Monroe e il Corollario di Roosevelt, con un nuovo corollario, quello di Trump, e promette di restituire al mondo i tempi bui del fascismo hitleriano con sfumature della conquista selvaggia dell’ovest americano e pratiche da corsari e pirati che hanno dato triste fama al Mar dei Caraibi in epoca coloniale.
Con un inedito affronto alle regole internazionali, come ai tempi di Drake e Morgan, Donald Trump ha appena lanciato i suoi pirati su una petroliera del Venezuela, impadronendosi senza pudore del carico, come un volgare ladro. È stato l’ultimo episodio di una serie allarmante di attacchi a piccole imbarcazioni ed esecuzioni extragiudiziali di oltre ottanta persone, sotto accuse mai provate e nel bel mezzo di un minaccioso schieramento militare senza precedenti in una dichiarata Zona di Pace.
La Rivoluzione Bolivariana è l’obiettivo principale dell’attuale minaccioso dispiegamento delle navi militari americane in ciò che pretendono di continuare ad usare come corridoio dei loro misfatti. Nonostante le numerose manifestazioni dentro e fuori il suo paese contro i piani di guerra nella regione, l’inquilino della Casa Bianca, il suo Segretario di Stato e quello della guerra non si nascondono nel minacciare il Venezuela e qualsiasi altro governo che considerano ostile.
Cuba denuncia e condanna questo ritorno alla diplomazia delle cannoniere, questa diplomazia minacciosa, questo furto scandaloso – l’ennesimo nella già lunga lista di saccheggi dei beni dello Stato venezuelano – questa inaccettabile ingerenza negli affari interni di una nazione che ha tracciato la rotta per l’indipendenza di Nuestra América.
Non siamo soli al mondo. Lo ha dimostrato l’immenso sostegno della comunità internazionale nel votare a favore della Risoluzione cubana contro il blocco all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, sventando la campagna di pressione, ricatto e coercizione, condotta con aggressività senza precedenti dal governo degli Stati Uniti per impedire il ripetersi della condanna internazionale della sua politica genocida del blocco economico, finanziario e commerciale imposto al popolo cubano e intensificatosi negli ultimi tempi.
Continueremo a denunciare il blocco genocida e a mobilitare la solidarietà internazionale. Allo stesso tempo, lavoreremo attivamente per diversificare le relazioni economiche e commerciali e rafforzare l’integrazione con le nostre nazioni sorelle dell’America Latina e dei Caraibi, che attualmente sono sotto una seria minaccia di aggressione.
Compagne e compagni:
L’impatto dell’uragano Melissa e di altri disastri naturali è stato ampiamente discusso, riconoscendo la resilienza e la solidarietà del popolo cubano. Che questa analisi serva da sfida alla nostra stessa natura di quadri e dirigenti del Partito.
Così come abbiamo agito allora, impedendo eroicamente la perdita di vite umane, agiamo tutti ogni giorno con la disciplina, il rigore e il coraggio dimostrati dai combattenti e dai gruppi dirigenti delle Forze Armate Rivoluzionarie e del Ministero dell’Interno, ai quali esprimiamo ancora una volta la nostra gratitudine per il loro eroismo e il loro esempio.
Estendo questo riconoscimento all’atteggiamento disciplinato, consapevole e cooperativo del popolo cubano, soprattutto di coloro che hanno perso tutto e non si sono arresi; di coloro che non sono rimasti a piangere sul ciglio delle strade allagate e che sono stati una forza decisiva negli sforzi di ripresa delle loro comunità.
Il danno è stato devastante e non lo descriverò dettagliatamente qui per evitare di dilungarmi troppo. Né entrerò nei dettagli sui progressi nella ripresa delle province orientali. Dirò solo che fin dal primo minuto, dopo la visita di Melissa, ero certo che avremmo superato il colpo, nonostante le difficili condizioni che il Paese sta affrontando. E questa certezza è stata sempre rafforzata dalla qualità delle truppe che hanno assunto la guida di questo arduo compito: i compagni nella leadership del Partito e del Governo in tutto il Paese che hanno lavorato fianco a fianco, mano nella mano, con i presidenti dei consigli di difesa nelle province, nei comuni e nelle zone di difesa.
So che nel vivo di battaglie così intense non c’è tempo per diari e appunti, ma confido che tutti possano prendersi qualche ora per riflettere su momenti e azioni che saranno utili in futuro. Dobbiamo ricostruire queste esperienze per aggiornare i piani di riduzione del rischio di catastrofi. La scuola cubana di preparazione ai disastri deve continuare a essere un esempio e a stabilire lo standard in queste missioni e nella preparazione di tutti alle future minacce poste dai cambiamenti climatici.
Colgo l’occasione per esprimere la mia gratitudine, a nome del Partito, del Governo e del popolo cubano, per la solidarietà nazionale e internazionale a sostegno della ricostruzione delle aree più colpite.
Compagni:
Data la sua importanza immediata, a medio e lungo termine, devo affrontare, seppur brevemente, il Programma governativo per correggere le distorsioni e rivitalizzare l’economia, il cui dibattito pubblico è di particolare importanza in questo momento. Non mi soffermerò sulle discussioni, ma devo ribadire alcuni punti che ritengo importanti per tradurre le proposte del Programma in risultati tangibili.
Correggere le distorsioni e rivitalizzare l’economia non è uno slogan; è una battaglia concreta per la stabilità della vita quotidiana, affinché i salari siano sufficienti, affinché il cibo sia in tavola, affinché le interruzioni di corrente cessino, affinché i trasporti pubblici siano rivitalizzati e affinché scuole, ospedali e servizi di base funzionino con la qualità che meritiamo. Abbiamo discusso con franchezza, senza trionfalismi, e abbiamo difeso un’agenda economica che affronta la radice dei problemi e coinvolge ogni agenzia, ogni regione e ogni leader.
Riconosciamo l’urgente necessità di procedere verso la stabilità macroeconomica. Ciò significa mettere ordine nei conti, contrastare l’inflazione, aggiustare il bilancio per proteggere chi ne ha più bisogno e risolvere la complessa questione del tasso di cambio. Non si tratta di decisioni semplici né popolari, ma un Partito responsabile non sceglie la via più facile, bensì la soluzione definitiva al problema. Il compito è coniugare rigore economico e giustizia sociale, e solo la rivoluzione socialista può garantire questa combinazione.
Abbiamo posto la produzione alimentare al centro come priorità nazionale. Un settore agricolo forte, con filiere locali, sostegno ai produttori e minori ostacoli alle loro attività, deve cambiare il panorama. Sono state approvate linee guida per eliminare gli ostacoli, migliorare i meccanismi di approvvigionamento e commercializzazione, stimolare gli sforzi produttivi e supportare meglio chi lavora la terra.
Abbiamo inoltre ribadito il ruolo cruciale dell’impresa statale socialista, chiamata a dimostrare efficienza, disciplina e capacità di innovazione nella pratica. L’autonomia che sosteniamo è volta a produrre di più, a servire meglio il Paese e a integrarsi con il settore non statale senza perdere la sua essenza socialista. Il messaggio è chiaro: chiunque gestisca un’impresa statale deve sentire che ogni peso, ogni risorsa, ogni decisione è un impegno verso il popolo e non un’opportunità di privilegio.
Concordiamo sul fatto che senza efficienza economica la sovranità è impossibile. Pertanto, è essenziale compiere un balzo in avanti nella gestione delle imprese statali. La loro autonomia sarà ampliata, ma lo sarà anche la loro responsabilità e vincolo verso i risultati. Le imprese statali devono cessare di essere strutture amministrative e diventare veri e propri motori di sviluppo.
Intendiamo inoltre rafforzare, in modo ordinato e controllato, l’innegabile contributo delle micro, piccole e medie imprese (MPMI) non agricole e delle cooperative come attori necessari per stimolare la produzione nazionale. Lavoreremo per una loro migliore integrazione con il settore statale. Sbloccare in modo aggressivo e strategico gli investimenti esteri, con l’obiettivo di identificare ed eliminare procedure non necessarie che scoraggiano l’ingresso di capitali. Come annunciato in precedenza, la priorità è data ai progetti che generano cibo, energia e valuta estera.
Procedere con decisione nella correzione delle distorsioni monetarie, proteggendo sempre i più vulnerabili. Per quanto riguarda l’unificazione monetaria, si tratta di un obiettivo essenziale per la salute economica del Paese, che dobbiamo raggiungere gradualmente.
Ho brevemente accennato ad alcune idee. Dobbiamo dedicare ore di analisi e discussione alla versione finale del Piano, inclusa l’indispensabile consultazione con i lavoratori. Sappiamo che da queste emergeranno proposte coraggiose per quanto riguarda la valorizzazione del potenziale e delle riserve per realizzare un piano più incentrato sull’urgente necessità di risolvere l’attuale situazione del Paese.
Abbiamo anche discusso del Bilancio dello Stato e delle priorità di investimento, delle strategie per affrontare l’inflazione, del deficit fiscale, dell’impatto del blocco, nonché della crisi sanitaria causata dagli arbovirus e da altri problemi di salute pubblica.
Un altro punto chiave delle nostre discussioni è la transizione energetica. Cuba deve procedere con decisione verso un sistema energetico più pulito, più sovrano e più efficiente. Ma abbiamo chiarito che non vogliamo una transizione che lasci indietro territori, lavoratori o famiglie. Vogliamo e dobbiamo promuovere una transizione energetica giusta che generi occupazione, rivitalizzi le economie locali e apra opportunità per tecnici, ingegneri, lavoratori e comunità.
Per questo motivo, la Plenaria ha approvato la priorità degli investimenti nelle energie rinnovabili; l’espansione dell’energia solare ed eolica; l’uso più intelligente della biomassa; e programmi di efficienza energetica nelle abitazioni, nelle aziende e nei servizi. Ogni pannello solare installato, ogni circuito modernizzato, ogni apparecchiatura efficiente adottata dovrebbe essere vista anche come una nuova opportunità di lavoro, formazione e integrazione produttiva. Abbiamo insistito affinché i progetti energetici includessero componenti di occupazione locale, formazione sul lavoro e partecipazione della comunità. La battaglia per l’energia è anche una battaglia per la giustizia territoriale.
Questa Sessione Plenaria ci invita a dare priorità ai comuni più colpiti da blackout, vulnerabilità climatica e carenza di infrastrutture. La combinazione di investimenti, programmi sociali e partecipazione popolare deve arrivare prima di tutto lì, a dimostrazione che la Rivoluzione non abbandona nessuno e che consideriamo la transizione energetica non un privilegio, ma un diritto.
Per quanto riguarda lo sviluppo sociale, esso rimane centrale nel progetto. Non c’è Rivoluzione possibile senza giustizia sociale. Riaffermiamo che, nonostante le limitazioni, la salute e l’istruzione continueranno a essere gratuite e di alta qualità per tutti.
Oggi ci lasciamo con accordi concreti, con compiti precisi e, soprattutto, con un piano d’azione unificato per affrontare le enormi sfide che ci attendono.
Compagni:
Esaminando l’attuazione degli accordi delle precedenti sessioni plenarie, abbiamo riconosciuto i progressi, ma anche, francamente, individuato carenze, ritardi e ostacoli. Burocrazia, formalismo e inerzia rappresentano ancora ostacoli inaccettabili alla volontà del Partito e alle esigenze del popolo. È stato chiaramente affermato qui che tutto ciò che deve essere cambiato deve essere cambiato, e lo sarà. Abbiamo proposto e approvato concetti di lavoro, priorità e azioni. Ora tocca a noi implementare, lavorare e realizzare. I meccanismi di controllo saranno rafforzati e la responsabilità sarà approfondita e sistematica.
Ancora una volta, manteniamo un atteggiamento responsabile e ottimista nei confronti dei giovani cubani. I giovani cubani non sono solo beneficiari delle politiche sociali; sono protagonisti della trasformazione. Pertanto, l’XI Plenum ha disposto che in ogni provincia e comune si lavori, insieme alle organizzazioni giovanili e studentesche, su piani specifici per l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, per il sostegno a coloro che non studiano né lavorano e per lo sviluppo di imprese produttive e sociali che canalizzino la creatività e la responsabilità delle nuove generazioni. Ci rifiutiamo di accettare che i giovani talenti siano sprecati e che la migrazione rimanga un progetto di vita. La Rivoluzione è nata come un progetto giovanile e può continuare solo se i giovani lo sentono e lo abbracciano come proprio.
Per quanto riguarda il lavoro del Partito, abbiamo condotto una rigorosa valutazione delle azioni intraprese. L’obiettivo è rafforzare l’unità politica e il ruolo del Partito nella guida del Paese, delle province, dei comuni, delle istituzioni e delle comunità, dando priorità alle battaglie economiche, ideologiche e comunicative che siamo chiamati a combattere ogni giorno.
La fiducia del popolo nelle istituzioni si fonda su azioni concrete, risultati tangibili e sensibilità alle esigenze quotidiane. L’azione coordinata per affrontare Melissa è la migliore dimostrazione di quanto possiamo ottenere con organizzazione, disciplina e unità.
Il Plenum stesso ha ripetutamente confermato che la nostra più grande forza è l’unità: un’unità basata sul dibattito, sul pensiero critico e su una disciplina consapevole.
Per quanto riguarda la manipolazione mediatica e la disinformazione, sappiamo già che non esiste antidoto migliore della verità, del lavoro sistematico e del dare il buon esempio. Come impegni per l’immediato futuro, sulla base di quanto discusso qui, menziono e ribadisco quanto segue:
- Arricchire e perfezionare il programma di governo con l’apporto dei risultati della consultazione popolare in corso;
- Progredire nell’attuazione delle misure economiche approvate, con disciplina e controllo;
- Garantire che il bilancio 2026 risponda alle priorità del popolo e alla difesa della Rivoluzione;
- Rafforzare l’attenzione verso i territori colpiti da calamità naturali, assicurando che nessuno rimanga indifeso;
- Promuovere la partecipazione attiva dei giovani in tutti gli ambiti della vita nazionale;
- Intensificare la battaglia ideologica, culturale e comunicazionale, difendendo la verità di Cuba contro la manipolazione e la disinformazione;
Compagne e compagni:
Siamo giunti alla fine di questa XI Plenaria in un momento particolarmente impegnativo per la patria. Nessuno ignora le tensioni economiche, le carenze materiali e le pressioni esterne che subisce il nostro popolo; ma nessuno può negare la forza morale, la creatività e la capacità di resistenza che la Rivoluzione ha dimostrato più volte. Oggi questo Comitato Centrale ribadisce che il Partito non si pone ai margini dei problemi, ma al centro della loro soluzione accanto al popolo.
Tutto ciò che abbiamo detto e concordato resterebbe in parole vuote se il Partito non esigesse da sé un modo diverso di funzionare. Le ultime sedute plenarie sono state chiare: bisogna combattere il formalismo, la routine, la compiacenza, l’autoinganno. Abbiamo parlato di critica e autocritica non come rituale, ma come metodo di lavoro. Oggi riaffermiamo che il Partito Unico della Rivoluzione Cubana deve essere più democratico nel suo funzionamento interno, più vicino ai problemi reali della gente, più esigente con i suoi quadri e più trasparente nel suo rapporto con la società.
L’attuazione degli accordi di questa XI Plenaria non dipenderà solo da documenti e risoluzioni; dipenderà dal comportamento quotidiano di ogni militante, di ogni quadro, del funzionamento di ogni istituzione nei territori, in particolare nei comuni; dipenderà dalla capacità di ascoltare, di rettificare, di rendere conto, di dire la verità, anche se fa male, e di mobilitare riserve morali e produttive che sono lì, nel popolo, in attesa di una leadership che le convochi e li accompagni.
Non ignoriamo la stanchezza, l’irritazione, l’incertezza che si è installata in alcuni settori della società, come conseguenza, prima di tutto, di 66 anni di blocco, ora rafforzato con notevole impatto sulla quotidianità; ma anche a causa di errori e carenze che devono ancora essere risolti. Sarebbe irresponsabile negare questa realtà e ignorare la quota di autocritica che ci dobbiamo. Ma non sarà possibile affrontare e risolvere i problemi se ci lasciamo vincere dallo sconforto, siamo figli di un popolo che ha fatto una Rivoluzione a 90 miglia dal potere imperiale più grande del pianeta e che l’ha difesa per oltre sei decenni con successo.
In chiusura di questa XI Plenaria, l’appello è molto concreto: Per i quadri del Partito e del Governo dobbiamo tutti uscire da qui con un piano realistico, con scadenze e responsabili per ogni accordo economico adottato, e rendere conto con trasparenza dei suoi progressi ed ostacoli.
E, soprattutto, la chiamata è all’unità. Un’unità cosciente, che si costruisce sulla verità, la partecipazione e la fiducia reciproca. L’unità di cui abbiamo bisogno oggi è quella di coloro che discutono duramente, ma marciano insieme.
Con questa convinzione e rinnovata fiducia nella comprovata capacità del nostro popolo cubano di assumere le più grandi sfide e nella forza delle nostre idee, si conclude questa sessione di lavoro dell’XI Plenaria del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba.
Ci aspetta un lavoro intenso. Che nessuno si aspetti soluzioni facili o immediate. Il cammino è di lotta, di creazione, di resistenza intelligente, perché ci assiste la ragione, la forza morale e un popolo eroico come la più grande ispirazione.
Nell’anno del Centenario del Comandante in Capo onoriamo la sua memoria con un esercizio permanente di critica e autocritica, non per le mancanze, ma come sprone per l’azione trasformativa. Cambiando tutto ciò che deve essere cambiato. Rivoluzionando la Rivoluzione, che è quello che ci si aspetta da noi rivoluzionari.
Con Fidel, con Raul, col nostro popolo!
Venceremos!
Patria o muerte!
Socialismo o muerte! (esclamazioni di: “Vinceremo!”)
fonte: CubaDebate, “Lo revolucionario será siempre actuar y hacerlo movilizando fuerzas y talento con claridad en los objetivos”

