Redazione di Contropiano
La corte d’appello di Parigi, oggi giovedì 17 luglio, ha deciso a favore della liberazione di George Abdallah. Il militante libanese, condannato nel 1987 per un presunta “complicità in omicidi terroristici”, lascerà il carcere di Lannemezan (negli Alti Pirenei) e sarà espulso verso Beirut il 25 luglio.
A 74 anni, il vecchio militante delle Frazioni Armate Rivoluzionarie Libanesi (FARL) avrà quindi una settimana per svuotare la sua cella a Lannemezan (Alti Pirenei), dove si sono accumulati per decenni lettere di sostegno, bandiere e poster con l’effigie del Che Guevara, libri e giornali. Trasportato con un volo militare a Parigi, sarà posto in un centro di detenzione prima di prendere un volo per Beirut, dove sarà consegnato alle autorità libanesi. Potrà così tornare nel suo villaggio di Kobayat, nel nord del Libano.
Arrestato nel 1984 e poi condannato all’ergastolo nel 1987 per complicità negli omicidi di Charles R. Ray, addetto militare aggiunto americano, e di Yacov Barsimantov, secondo segretario dell’ambasciata d’Israele – entrambi uccisi dalle FARL nel 1982 a Parigi – Georges Ibrahim Abdallah si è sempre dichiarato innocente per questi due attentati. Ma li ha anche sempre definiti “atti di resistenza” contro “l’oppressione israeliana e americana“.
Il militante e attivista libanese poteva essere rilasciato già dal 1999. La maggior parte delle sue richieste di libertà sono state però respinte dalla giustizia. Quando pure la giustizia aveva deciso diversamente, il governo si era opposto, sia spingendo la procura a fare appello (come nel 2003), sia rifiutando la sua espulsione verso il Libano, condizione sine qua non posta dai giudici nel 2013 per la sua liberazione.
Questa era la dodicesima richiesta di liberazione e è stata quella buona. Ma non era scontato.
Con grande sorpresa, i giudici del tribunale di applicazione delle pene avevano stabilito, in una decisione ampiamente motivata il 15 novembre 2024, che la durata della detenzione di Georges Ibrahim Abdallah era “sproporzionata” rispetto ai “crimini commessi”, e che questo detenuto “anziano”, desideroso di finire i suoi giorni nel suo villaggio nel nord del Libano, non rappresentava più un rischio di “disturbo all’ordine pubblico”.
Al contrario, sottolineava la sentenza, era proprio la sua detenzione a costituire un disturbo all’ordine pubblico a causa delle innumerevoli manifestazioni di solidarietà che da decenni si verificano un po’ in tutta la Francia.
Da parte nostra un grande e fraterno abbraccio al compagno George Abdallah.