Contropiano Anno 1 n° 4 – 11 novembre 1993
Sulle elezioni comunali a Napoli pesa tuttora il ricorso al TAR presentato dalla Lega, che è stata eliminata per insufficienza delle firme raccolte. Ma pesa soprattutto una durissima tensione sociale che somma nuove contraddizioni a quelle vecchie. Anche a Napoli la sinistra alternativa ha rifiutato la gabbia del bipolarismo elettorale imposto dal nuovo sistema e utilizzato apertamente dal PDS per imporre le sue soluzioni. La Lista Arcobaleno come “Liberare Roma”
Napoli. Sulle elezioni pesano come macigni le vecchie e le nuove contraddizioni sociali di una metropoli del Meridione. A Napoli e provincia vivono i due terzi della popolazione della Campania in una situazione dove convivono oligarchicamente isole di ricchezza (vedi i tesori di Poggiolini, De Lorenzo, ecc.), un ceto medio in via di veloce frammentazione e impoverimento (includendo in esso un’aristocrazia operaia oggi duramente colpita dalla crisi) e un esteso magma sociale fondato sul precariato, la marginalità, l’extralegalità e la miseria come dati strutturali. Il cortocircuito avvenuto tra la recessione che da un lato sta chiudendo gli impianti industriali e la “fabbrica diffusa” dei laboratori a nero di calzature, guanti, pelletteria, tessile; dall’altro la riduzione dei meccanismi dell’economia assistenziale/clientelare sviluppatasi all’interno della spesa pubblica; infine la disoccupazione come dato strutturale del mercato del lavoro meridionale, sta portando alla luce una conflittualità sociale acutissima.
L’occupazione del Duomo e il pesante intervento poliziesco contro i disoccupati dimostrano tutti i limiti del vecchio modello di governo fondato sulla carota e il bastone. Dentro i nuovi equilibri di potere per i movimenti sociali e di lotta pare esserci spazio solo per una repressione funzionale alla scientifica marginalizzazione di milioni di persone in tutto il Sud.
Con queste tensioni sociali, Napoli va a votare per il Sindaco e il Comune. Se esiste realmente il rischio di una capitalizzazione di queste tensioni da parte della demagogia fascista o leghista è ancora difficile dirlo. Certo è che molto dipenderà dal carattere radicale, popolare e di classe dell’alternativa che la sinistra deve saper presentare ed esprimere in una situazione come questa. È evidente quanto l’opzione riformista o le compatibilità economiche espresse dal PDS siano completamente inadeguate a tale realtà.
La sinistra napoletana (e purtroppo anche Rifondazione) appare in gran parte schiacciata sulla candidatura di Bassolino, uno dei dirigenti più a “geometria variabile” del PDS. Ma non tutte le realtà della sinistra napoletana hanno accettato questa forzatura. Una vasta area di comitati popolari, di lotta, culturali, organismi sindacali di base, hanno dato vita alla Lista Arcobaleno che ha presentato come candidato alternativo della sinistra Antonio D’Acunto, attualmente consigliere regionale dei Verdi Arcobaleno e da tempo in rotta con i Verdi.
D’Acunto è stato l’unico rappresentante “istituzionale” della sinistra a ritrovarsi insieme ai disoccupati che occupavano il Duomo e a scontrarsi con la polizia. Furberia elettorale o sensibilità politica? Sta di fatto che mentre la “sinistra” prendeva le distanze dai disoccupati, D’Acunto e le realtà della Lista Arcobaleno si sono schierati al fianco dei disoccupati ed hanno chiesto le dimissioni del questore di Napoli.
“Vogliamo fare una sede dove si possa parlare nuovamente di politica e darci gli strumenti istituzionali per portare avanti collettivamente le nostre idee” dice la premessa del programma della Lista Arcobaleno, secondo la quale i consiglieri eletti devono costruire “una rete di collegamento tra le istanze di base del sociale e le istituzioni”.
La presentazione di D’Acunto e della Lista Arcobaleno nelle elezioni di Napoli, per alcuni aspetti, richiama quella rottura delle regole del gioco rappresentata da Nicolini e dalla lista “Liberare Roma”. Spezzare il bipolarismo elettorale insito nel nuovo sistema diventa dunque necessario.