Presentazione del numero di Contropiano su “Unione Europea da polo a superstato Imperialista?”
Mercoledì 15 giugno ore 18:00
Ex caserma liberata – Bari
Interverranno:
Mauro Casadio e Michele Franco della Rete dei Comunisti
Nel forum della Rete dei Comunisti tenutosi a novembre a Bologna, abbiamo inteso continuare ad analizzare il percorso concreto che l’Unione Europea sta realizzando, passaggio per passaggio, verso un soggetto pienamente imperialista, anche se con forme statuali inevitabilmente diverse da quelle che tradizionalmente vengono intese come tali.
Nel convegno di Bologna abbiamo evidenziato come la vicenda pandemica fosse stata l’occasione “traumatica” per centralizzare ulteriormente sul piano europeo la dimensione finanziaria e quella industriale, con l’avvio del PNRR come strumento per realizzare tale obiettivo.
Nel confronto emerso veniva rilevato come “l’ultimo miglio” della costruzione imperialista europea non si fosse ancora materializzato, in particolare per la debolezza dello strumento militare dell’Unione Europea, nonostante che la spinta in tal senso ci fosse già tutta, come è stato ben analizzato nella relazione al convegno fatta da Giovanni Russo Spena con il titolo ”Unione Europea imperialista armata”.
Sapevamo bene che la UE ci aveva abituato ad un processo di costruzione lento e scansionato nel tempo ma altrettanto determinato e coerente, come è stato ampiamente dimostrato dalla storia di questo apparato sin dal 1992 con il trattato di Maastricht. Un processo che, nonostante contraddizioni e controtendenza, non ha mai fatto un passo indietro rispetto alle pur graduali scelte strategiche realizzate.
Questa volta abbiamo dovuto aspettare molto poco per vedere concretizzarsi ed accelerare la costruzione militare della UE. Infatti, prima la questione dell’Afghanistan – con la fuga degli USA e della NATO che hanno evidenziato il ridimensionamento strategico dell’occidente – e poi la guerra in Ucraina, dopo i primi tentativi di mediazione per meri motivi economici, hanno visto l’emergere di un’anima militarista a volte più accesa di quella degli stessi Stati Uniti.
E’ emblematica la Germania che, di concerto con la UE, stanzia 100 miliardi di euro per incrementare la spesa militare e invia armi all’Ucraina, diventando di fatto parte belligerante. La stessa Germania che propone un processo di Norimberga contro la Russia e Putin, svelando il revanscismo accumulato dopo la seconda guerra mondiale. E poi c’è il “buonista” Letta, che mostra il suo militarismo feroce tanto quanto quello di D’Alema nei bombardamenti sulla Jugoslavia. Entrambi sono posizionamenti molto più aggressivi di quelli di Biden che ha detto chiaramente che oltre le sanzioni non si può andare pena la terza guerra mondiale.
I motivi di tanta aggressività e determinazione per il riarmo europeo nascono dalla presa d’atto che oggi una potenza economica come la UE non può permettersi di essere un nano militare. Questo lo stiamo vedendo nell’incontro tenuto a Bruxelles a metà febbraio tra UE e Unione Africana, dove ai paesi del nostro “cortile di casa” si ripropone una relazione di subalternità economica/finanziaria e la presenza militare europea a imporla.
Ma soprattutto questa determinazione nasce dalla necessità di non rimanere vaso di coccio tra i vasi di ferro degli USA e della Russia, dunque si sceglie la strada militarista, cioè l’unica che possa essere praticata da una potenza capitalista.
Quest’ultimo passaggio conferma la tesi che vede la costruzione dell’Unione Europea non come un atto formale che segua i criteri del passato – vedi l’unanimità – nella costruzione di una nuova entità nazionale, ma un procedere processuale che coglie i momenti che permettano salti istituzionali concreti nel contesto europeo ed in quello internazionale.
La crisi finanziaria del 2007/2008 ed i conseguenti trattati economici e finanziari, la crisi pandemica ed il PNRR con la ristrutturazione dell’industria e della finanza europea e l’attuale crisi militare in Ucraina sono le occasioni che vengono colte nel procedere di un progetto imperialista ben definito da tempo.
Tale progetto ha come punto di partenza la coscienza che nessuna competizione è possibile per i paesi europei – la Von Der Leyen la definisce ipercompetizione – se non si acquisisce dimensione e centralizzazione dell’assetto finanziario, economico e tecnologico prima ed ora di quello politico-militare.
La dichiarazione di Versailles dei capi di Stato europei dell’11 marzo e, ancora di più, il documento sulla “bussola strategica” della Commissione Europea del 21 marzo sono la materializzazione di questo orientamento bellicista europeo.
Dunque l’Unione Europea si accinge a coprire “l’ultimo miglio” per divenire un soggetto imperialista a tutto tondo per affrontare quella ipercompetizione in una condizione di forza. Lo stesso commissario francese Thierry Breton nel gennaio scorso, durante una conferenza sull’industria europea, ha affermato che “dopo l’Europa della democrazia e l’Europa del mercato, apriamo ora la strada a un’Europa del potere”. Più chiaro di così!