Rete dei Comunisti
Nell’anniversario della strage della casa dei sindacati ad Odessa, avvenuta il 2 maggio del 2014, vogliamo ribadire con forza la nostra vicinanza ed il nostro sostegno ai fratelli Kononovich.
Il 2 maggio del 2014, nel rogo della casa dei sindacati morirono almeno una quarantina di persone secondo i dati ufficiali – ma probabilmente molti di più – a causa della violenza squadrista e delle complicità delle autorità che si erano insediate nel paese con un colpo di stato: un crimine su cui le autorità ucraine non hanno mai voluto indagare.
Recentemente la Corte europea dei Diritti umani (Cedu), interpellata dai familiari delle vittime e dei sopravvissuti, ha condannato l’Ucraina per l’inazione e le gravi negligenze della polizia con la conseguente mancata protezione del “diritto alla vita” delle persone coinvolte, per i gravi ritardi dei soccorsi e per il modo in cui sono state sostanzialmente insabbiate tutte le indagini avviate in seguito alla strage.
Una strage che sostanzialmente è rimasta impunita e di cui non si sono mai volute accertare le responsabilità.
Tale sentenza, però non parla delle organizzazioni neo-naziste che furono le responsabili e derubrica le ragioni del pogrom nei confronti degli antifascisti che si erano rifugiati nella casa dei sindacati per sfuggire alle aggressioni neo-fasciste, come una sorta di scontro tra fazioni, mentre cita la “propaganda filo-russa” che avrebbe aizzato la repulsione della popolazione nei confronti delle autorità insediatesi a Kiev.
Autorità che da li a poco, insieme ad una serie di altri efferati episodi, lanciarono l’operazione militare ATO contro le popolazioni dell’est del Paese, colpevoli di opporsi al nuovo corso politico, e di cui le formazioni dell’estrema destra ucraina saranno la colonna vertebrale dei battaglioni punitivi che da allora seminarono morte e distruzione nel Donbass.
Dal colpo di Stato si è instaurato un clima di vero e proprio terrore nei confronti degli oppositori antifascisti e dei militanti comunisti, come i fratelli Kononovich, attualmente agli arresti domiciliari con l’obbligo di portare dei braccialetti elettronici.
I due dirigenti comunisti sono costantemente perseguitati dagli apparati del regime, ed al centro di paradossali inchieste giudiziarie, nonché a rischio della propria vita come hanno recentemente denunciato in seguito dell’ultimo arresto arbitrario.
Il potere giudiziario del regime di Zelensky, ha recentemente rimandato al 13 maggio, l’esame delle prove della difesa sul vero e proprio sequestro e la detenzione illegale da parte di una parte dei famigerati servizi segreti ucraini – SBU – prolungando gli arresti domiciliari e l’obbligo dei braccialetti elettronici per la loro geolocalizzazione.
Salutiamo il coraggio politico e la determinazione di Mikhail ed Aleksandr, partecipando alla campagna internazionale per la liberazione dei due dirigenti comunisti a cui contribuiremo, facendola vivere, nelle varie iniziative messe in campo per celebrare il contributo dell’Armata Rossa e dei partigiani sovietici alla sconfitta del nazi-fascismo.
2 maggio 2025