Rete dei Comunisti – Cambiare Rotta / organizzazione giovanile comunista – OSA (Opposizione Studentesca d’Alternativa)
Il prossimo 25 maggio nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, si terranno le elezioni regionali relative ad un processo elettorale in cui saranno eletti 285 deputati all’Assemblea Nazionale, 24 governatori, 260 legislatori regionali e 569 seggi a livello nazionale, incluso il nuovo Stato della Guyana Esequiba.
L’attenzione, comunque scarsa, dei media occidentali si è concentrata più sulle divisioni dell’ “opposizione venezuelana” sulla partecipazione o meno al voto, riportando la spaccatura netta tra un settore più moderato che ha scelto di non astenersi – riportando all’interno dell’alveo della dialettica democratica-elettorale le forme dello scontro politico – ed una parte che ha scelto boicottare le urne e che ha cercato di porre una sorta di minaccioso “veto” alla possibilità presentarsi alle elezioni espellendo i dissidenti dalla Piattaforma Unitaria Democrática.
Un segnale di “frantumazione” tra gli ultras della Machado coccolati da una parte rilevante delle oligarchie occidentali e dell’estrema-destra latino-americana, ed i più moderati Capriles e Rosales.
Decisamente meno attenzione ha ricevuto l’organicità del processo partecipativo nella Repubblica Bolivariana che comprende, ma non si esaurisce, nelle elezioni, come testimonia anche il recente esercizio di democrazia diretta con la Consulta Popular Nacional – di fine aprile – su una serie di progetti comunali finanziati con denaro pubblico sui cui i venezuelani sono stati chiamati ad esprimersi.
Nicolás Maduro, aveva esortato i suoi concittadini alla partecipazione a questa importante consultazione avvenuta domenica 27 aprile, concludendo la sua allocuzione con uno degli slogan che caratterizzano la democrazia popolare venezuelana: “Comuna o nada!”.
Il Poder Popular, è uno dei cardini della democrazia progressista venezuelana, e sebbene un referendum ne abbia bocciato la sua incorporazione in Costituzione nella sua prima formulazione del 2007, è una delle feconde eredità della concezione “chavista” della vita pubblica e vive negli atti delle autorità politiche che governano il paese come dimostra la firma di due decreti presidenziali, il 10 maggio, per rafforzare l’appoggio all’Agendas Concretas de Acción e per garantire il finanziamento diretto di progetti comunitari, verso la realizzazione di un vero e proprio “Estado Comunal”.
La stessa scarsa attenzione anche da parte della “sinistra radicale” è stata riservata a quella che è la configurazione delle relazioni internazionali del Venezuela, ed i suoi legami sempre più organici con gli attori del mondo multipolare, nonostante la continua pressione statunitense e dell’estrema destra latino americana.
Ne sono un esempio, i recenti accordi sia con la Federazione Russa che con la Repubblica Popolare Cinese.
Mercoledì 7 maggio a Mosca – approfittando della vista di Nicolás Maduro intorno alla commemorazione degli 80 anni del trionfo dell’Armata Rossa contro il nazismo -, ha firmato con il presidente Vladimir Putin un accordo di partenariato strategico e cooperazione che eleva al massimo livello le relazioni tra la Russia e il Venezuela comprendenti una serie di settori che vanno dagli idrocarburi al settore della Difesa.
Il precedente viaggio della vice-presidente Delcy Rodríguez in Cina ha dato continuità a svariati accordi commerciali e produttivi, nel solco dell’Asociación Estratégica rilanciata nel 2023, alla vigilia del 4 meeting ministeriale Cina e Celac, svoltosi il 13 maggio.
In questo conteso, prima del 25 maggio, una delegazione della Rete dei Comunisti/Cambiare Rotta/OSA si recherà nei prossimi giorni a Caracas su invito delle autorità venezuelane per assistere a questa importante tappa del processo di consolidamento della democrazia partecipativa e socialista venezuelana.