Vasapollo: “Un esempio unico di democrazia partecipata e resistenza popolare dal socialismo della pace”
Rita Martufi e Salvatore Izzo
“Il Venezuela dimostra ancora una volta che la sua forza risiede nel popolo e nella sua capacità di organizzarsi per difendere la patria”, ha dichiarato Luciano Vasapollo, economista e docente universitario, commentando la decisione del presidente Nicolás Maduro di chiamare i cittadini a una mobilitazione generale per la difesa civile capillare del Paese, davanti alla provocazione USA di inviare navi da guerra e migliaia di militari davanti alle coste del Venezuela per stringere di assedio un paese ingiustamente accusato di narcotraffico ma in realtà nel mirino per la sua indipendenza dall’imperialismo di Washington che vuole indirizzare il continente sudamericano.
L’iniziativa – che ha lo scopo dichiarato di salvaguardare e promuovere la pace – coinvolge giovani, lavoratori e tutte le categorie sociali, senza esclusioni: un esercizio di sovranità collettiva che affonda le sue radici nella tradizione bolivariana e nella partecipazione popolare. “In Venezuela – sottolinea Vasapollo – non si tratta di una difesa puramente militare, ma di un’esperienza di civismo e responsabilità sociale, che rende protagonisti i cittadini nella protezione delle conquiste democratiche e sociali.”
Un ruolo speciale viene riconosciuto anche ai pescatori, che in difesa della pace già cinque anni fa furono protagonisti dell’operazione Gedeon, quando respinsero un tentativo di incursione paramilitare organizzato da mercenari al servizio di interessi stranieri. “Quell’episodio – ricorda Vasapollo – dimostrò come il popolo, con le sue mani e la sua intelligenza, seppe difendere il Paese da un’aggressione imperialista. È la dimostrazione che la difesa della patria non è delegata, ma è vissuta direttamente da chi lavora e produce.”
In quell’occasione, il ruolo dei pescatori della comunità di Chuao fu decisivo. Professionisti del mare abituati a dialogare con le onde e con la natura, si ritrovarono a difendere la patria da un’invasione paramilitare, reagendo con determinazione e senso civico. Il tentativo di sbarco armato fu bloccato proprio grazie alla loro prontezza: identificarono i mercenari, li neutralizzarono e li consegnarono alle Forze Armate per la successiva cattura, salvaguardando l’integrità del territorio nazionale. Come ha ricordato il governatore dell’Aragua: «Sottovalutare un popolo pronto a difendere la sovranità è grave errore. La Patria non è in vendita, la Patria si difende da sola!». Questo episodio resta uno dei simboli migliori del civismo popolare bolivariano: gente umile, ma capace di diventare soldati quando la patria è in pericolo
La difesa civile contro nuove minacce alla pace alimenta una coscienza collettiva di resistenza
Maduro ha voluto rafforzare questo modello di difesa civile della pace come strumento contro nuove minacce esterne e interne, puntando sulla mobilitazione di massa e sulla creazione di una coscienza collettiva di resistenza. “La scelta di coinvolgere tutta la popolazione – aggiunge Vasapollo – è ciò che rende unico il socialismo bolivariano e chavista: invece di reprimere o limitare la partecipazione, si dà più voce e più potere a chi vive quotidianamente nelle comunità.” “All’aggressione imperialista fondata su guerre economiche monetarie e militari, il socialismo bolivariano e chavista risponde in coerenza alla propria vocazione di costruttore di pace”, chiarisce il decano di economia della Sapienza.
La strategia di difesa civile della pace, che integra l’aspetto sociale con quello militare, rappresenta dunque un pilastro dell’attuale politica venezuelana. Per Vasapollo, essa è “la risposta popolare all’assedio imperialista, una forma di autodeterminazione che rompe i paradigmi della guerra tradizionale e mette al centro la solidarietà e la dignità dei lavoratori.”
Il messaggio che arriva dal Venzuela è chiaro: la difesa della pace e dell’integrità della nazione non appartiene a pochi, ma a tutti. Ed è proprio questa convinzione, conclude Vasapollo, che “fa del Venezuela un esempio di resistenza collettiva capace di ispirare i popoli di tutto il mondo.”
L’esempio dei quartieri popolari di Caracas
A Caracas, la chiamata di Maduro alla difesa civile ha trovato immediata eco nei quartieri popolari e nei comitati di base, che hanno rilanciato iniziative di formazione, esercitazioni e momenti assembleari per rafforzare la coscienza collettiva. “Il socialismo bolivariano non è un’astrazione teorica – sottolinea Vasapollo – ma la pratica quotidiana di un popolo che si organizza per difendere la propria sovranità. Quando le comunità si auto-organizzano, la democrazia diventa reale e non uno slogan da esportazione imperialista”.
Anche i contadini, che garantiscono l’autosufficienza alimentare con il lavoro nelle campagne, hanno intensificato i programmi di autogestione agricola e di cooperazione. Molte cooperative hanno deciso di affiancare le unità popolari di difesa civile con risorse logistiche e alimentari. «È la dimostrazione – afferma Vasapollo – che in Venezuela la lotta non è solo militare, ma sociale ed economica. La resistenza all’aggressione passa per la capacità del popolo di nutrirsi, di produrre, di vivere in dignità senza dipendere dalle multinazionali».
Anche il settore della sanità, gravato da anni di sanzioni che hanno limitato l’accesso a farmaci e attrezzature, partecipa con forza alle mobilitazioni. Medici e infermieri dei barrios hanno organizzato brigate sanitarie che non solo offrono assistenza alle famiglie, ma svolgono un ruolo essenziale nella formazione dei cittadini su prevenzione e gestione delle emergenze. «Qui non c’è solo difesa del territorio – continua Vasapollo – ma difesa della vita in tutte le sue forme. È un esempio di come la salute sia vissuta come bene comune e non come merce».
Infine, le università e i centri di ricerca hanno risposto alla chiamata, con studenti e docenti impegnati a mettere a disposizione conoscenze tecnologiche e scientifiche per rafforzare la resistenza civile. Laboratori universitari collaborano a progetti per l’autonomia energetica e digitale, sottraendo il paese alla dipendenza dall’estero. “Questo è il volto del socialismo bolivariano – conclude Vasapollo, che con quesgli stessi atenei collabora da 30 anni come testimoniano le varie lauree e i dottorati honoris causa che ha ricevuto – un sistema in cui scienza, cultura e gioventù non servono agli interessi di pochi, ma diventano strumenti di emancipazione collettiva”.
Rita Martufi e Salvatore Izzo