“Non hanno potuto, e non potranno”.
R. Martufi e S. Izzo
Vasapollo: “certo una risposta ferma alle potenze che attaccano il processo bolivariano , ma serve anche continuare a rafforzare l’etica rivoluzionaria del Partito“
“Non è un singolo presidente, ma l’intero popolo venezuelano a respingere ogni tentativo di ingerenza esterna. Non hanno potuto, e non potranno”, “resteranno sconfitte le potenze che cercano di screditare il processo bolivariano”. Lo ha affermato, nel corso di un incontro con la stampa estera, il presidente Nicolás Maduro, che ha tracciato un bilancio politico e sociale del Venezuela, rivendicando i progressi compiuti e denunciando al contempo le minacce che ancora incombono sul Paese.
Il capo di Stato ha sottolineato come il Paese sia entrato in una fase di “democrazia consultiva e popolare”, evidenziando che in un solo anno si sono svolti sette processi elettorali, una prova tangibile di vitalità democratica. “La destra fascista è sempre più isolata e sconfitta, mentre la maggioranza del popolo difende la stabilità politica e la pace conquistata”, ha dichiarato Maduro.
Un passaggio centrale del suo intervento è stato dedicato al Piano delle 7 Trasformazioni (7T), discusso da milioni di cittadini attraverso assemblee popolari e sindacali. “Non accetteremo che nessuno pretenda di imporci il proprio modello: il Venezuela ha già il suo progetto per il futuro”, ha ribadito il presidente, spiegando che il programma rappresenta una visione di sviluppo economico, politico e sociale.
Sul piano internazionale, Maduro ha salutato il crollo del blocco diplomatico del cosiddetto Gruppo di Lima, lodando invece la posizione della Celac, che in una riunione straordinaria ha ribadito il proprio sostegno a Caracas. Maduro ha auspicato una cumbre presidenziale latinoamericana e caraibica per consolidare una postura comune della regione. Ha inoltre annunciato la firma di un documento ufficiale di adesione alla proposta di governance globale avanzata dal presidente cinese Xi Jinping.
Non sono mancati passaggi di tono forte contro Washington. Maduro ha affermato che gli Stati Uniti devono rispettare il Trattato di Tlatelolco, che vieta la presenza di armi nucleari nella regione, e ha denunciato le pressioni e le manipolazioni che mirano a “forzare la narrazione sulla realtà venezuelana”. “Noi non saremo mai colonia né schiavi di nessuno: lotteremo per preservare la nostra indipendenza”, ha ammonito.
Il presidente ha anche ricordato che più di 8 milioni di venezuelani si sono registrati nelle unità comunali miliziane, pronte a difendere la patria. Parallelamente, ha fissato un obiettivo di crescita economica del *+9% entro la fine del 2025, assicurando che la produzione petrolifera procede “con o senza licenze”.
Al termine della conferenza, l’economista e accademico Luciano Vasapollo ha commentato le dichiarazioni di Maduro sottolineando come esse riflettano la maturazione di un modello politico originale e inclusivo:
“Il Venezuela dimostra che è possibile una democrazia partecipata, costruita dal basso e con il protagonismo popolare. L’isolamento internazionale promosso dagli Stati Uniti è fallito, mentre cresce il consenso per un Paese che rivendica sovranità, pace e sviluppo. La sfida è alta, ma la forza del processo bolivariano sta proprio nella capacità di resistere e di costruire alternative concrete al neoliberismo”.
Secondo Vasapollo, “si deve dar vita a una riattivazione e rielaborazione delle posizioni culturali e di azione di Fidel e di Chavez perché le idee forti portanti del loro pensiero e azione sono essenzialmente l’etica rivoluzionaria e la compenetrazione totale nelle classi popolari attraverso l‘agire di partito.
Non ci si può opporre al capitalismo senza partito con una capacità anche morale rivoluzionaria”.
E questa, osserva l’ economista della Sapienza, “è un’idea fondamentale anche per tutti quei giovani occidentali che vogliono mettere in discussione radicalmente il sistema del capitale . Per questo devono riferirsi nel pensare e agire e nell’etica in primissima, al costruire quotidianamente rivoluzione di Martì, Bolívar, di Gramsci, di Guevara, Fidel Castro e di Chavez , al fine di agire concretamente nei dei percorsi rivoluzionari. Così il respiro di chi vuole una diversa umanità deve essere più ampio, deve essere cioè eticamente e culturalmente decolonizzante. Dobbiamo ricominciare a ragionare sulle fasi storiche della politica di trasformazione, sui cicli rivoluzionari come ha fatto Chavez modificando spesso le tattiche ma nel sempre vivere la strategia della rivoluzione socialista .Bisogna mettere in relazione la strategia del cambiamento con i passaggi tattici di fase ma senza mai confondere le due modalità dell’agire rivoluzionario, né sovrapporle inadeguatamente creando confusioni ed errori politici che possono essere duramente pagati con arresti lunghi del procedere rivoluzionario”.