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Luciano Vasapollo – Rete dei Comunisti
Intervento alla VIDEOCONFERENZA CON LEADER INTERNAZIONALI NEL CONTESTO DELLE ELEZIONI DEL 25 MAGGIO IN VENEZUELA: “Il Venezuela vota, il mondo lo accompagna” con la partecipazione del dott. Jorge Rodríguez, capo del Comando di campagna, tenutasi lunedì 12 maggio 2025.
Una visione della nuova geopolitica mondiale in difesa dell’umanità. Critica delle relazioni internazionali, nuovo sistema economico-monetario del mondo multipolare e transizione al socialismo in un ciclo economico multicentrico.
Viviamo una crisi di civiltà, segnata dall’aumento delle disuguaglianze e dalla mancanza di prospettive per gran parte dell’umanità, situazione drammaticamente aggravata dalla guerra della NATO in Ucraina contro la Russia e la multipolarità, poiché assistiamo al crollo del modello finora vincente di un mondo unipolare, di fronte alla prospettiva di uno multicentrico e non multilaterale, che Cuba e la Venezuela rivoluzionaria promuovono e costruiscono, e che può realizzarsi, e di fatto sta avanzando in Asia e in America Latina, attraverso i BRICS, e in tutto il Tricontinental ideato e reso storico dal Che Guevara. È per questo che negli ideali della rottura antimperialista si potrebbero riconoscere tutti i subalterni, gli ultimi e gli sfruttati; il Sud del mondo, che non deve essere inteso come un’etichetta geografica, ma come un termine che, in senso gramsciano, indica tutti i popoli subalterni. E il 9 maggio a Mosca si è rappresentata l’attualità di un mondo antifascista e antimperialista in occasione degli 80 anni della vittoria partigiana, sovietica, comunista contro il nazifascismo.
Sempre seguendo la linea tracciata dalla visione della forza reale dei percorsi teorici e della realizzazione pratica attraverso il metodo del materialismo storico e nell’egemonia culturale dei subalterni, come prospettiva internazionalista e attraverso l’interpretazione multicentrica, e in particolare nella declinazione gramsciana. Sarebbe molto importante arrivare a una ridefinizione e riqualificazione nella pratica dei movimenti sindacali e politici dei termini teorici e operativi della filosofia della prassi e dell’identificazione con il potenziale d’azione delle nuove soggettività dei lavoratori, dei contadini, degli sfruttati, con l’idea di governance politica ed economica in una nuova prospettiva di realizzazione potenziale dei modelli di transizione postcapitalista.
Non si tratta di creare cortocircuiti teorici o cronologici, ma perché esistono, con le rivoluzioni del Venezuela e di Cuba, convergenze oggettive sul discorso della cultura popolare e della rivoluzione come atto profondo d’amore verso il popolo, verso coloro che ti danno fiducia, verso i tuoi compagni, con una forte caratterizzazione antimperialista come quella del Capitolo Italiano dell’Internazionale Antifascista, con l’unità della cultura e delle pratiche politiche marxiste, progressiste, cristiane, rivoluzionarie.
Combinando le idee di Martí, Bolivar, Mariatequi e Gramsci, Fidel e Chávez, possiamo pensare al Sud come al Sud degli oppressi, il Tricontinental, che lotta contro il Nord imperialista, sia esso statunitense, italiano o europeo. La questione del Sud è una questione sovranazionale che va di pari passo con il concetto di sovranità nazionale e di sovranità di classe.
Anche in Occidente è necessario abbandonare un approccio occidentalocentrico alla visione marxista del Nord e affrontare anche la lettura e l’applicazione del dire e del fare di Mariatequi come aggiornamento di Marx e già presente in Martí, Bolívar nella dimensione unitaria dei campesindios e dei lavoratori, dei produttori e dei soggetti del lavoro e del lavoro negato, sulla via delle attuali vie possibili verso transizioni socialiste perché antifasciste e antimperialiste.
La prassi come la intendeva Gramsci per il riscatto dei subalterni, della classe operaia per il progresso autodeterminato dei popoli nelle transizioni rivoluzionarie e per affrontare la questione multipolare; si tratta del vero cuore della riflessione sulla fase di transizione mondiale e richiede, in generale, il rifiuto di qualsiasi prospettiva eurocentrica o, in ogni caso, basata sulla centralità delle società occidentali.
Oggi, in questa fase di crisi economica sistemica aggravata dalla crisi sociale causata dalla pandemia e dalla guerra, lo slancio di coloro che desiderano un’umanità diversa deve essere più ampio. Dobbiamo ricominciare a riflettere sulle fasi storiche della politica di trasformazione, sui cicli rivoluzionari, come ha fatto Cuba modificando spesso le sue forme di pianificazione della vita e di transizione socialista. Dobbiamo collegare la strategia di cambiamento alle misure tattiche. Il senso della rivoluzione, della spiritualità, dell’amore che si paga con amore, del fare politica rivoluzionaria, della capacità di fare cultura di classe, dell’azione quotidiana in senso rivoluzionario che si può leggere in Martí, Gramsci e Fidel, che è un punto di riferimento per lo studio e la pratica attuale del cambiamento”.
La dimensione di classe rivoluzionaria nella possibilità delle transizioni attuali sta emergendo come la spina dorsale su cui si sviluppano i temi della teoria e della prassi postimperialiste, e in particolare quelli più specificamente orientati alla pianificazione socialista come nel socialismo bolivariano chavista. Ma anche nei paesi capitalisti il conflitto si sviluppa, si veda in Italia come i sindacati di classe come l’USB o le organizzazioni politiche come la Rete dei Comunisti e i centri culturali militanti raggiungono, ad esempio, il trattamento critico e la validità nel materialismo storico e dialettico nell’attualità della questione di classe, e, in particolare, l’alleanza tra contadini e operai, e la loro composizione e prospettiva politico-sociale nell’attuale fase di transizione dalla globalizzazione neoliberista alla concorrenza e al conflitto intercapitalista.
Discutere e attuare processi di transizione al socialismo e di pianificazione significa ovviamente pensare in termini internazionalisti e antifascisti, come fa il Venezuela del Presidente Maduro. Per questo motivo, il ruolo delle alleanze internazionali deve essere valorizzato come strumento per rilanciare una lotta su scala globale, che può espandersi in modo diversificato a partire dagli importanti processi di cambiamento in vari paesi dell’ALBA, con la grande capacità di resistenza dell’organizzazione politica e di classe anche in Europa, per la cultura della rivoluzione attuale.
Nelle lucide riflessioni di Gramsci troviamo tratti di estrema attualità nella tendenza attuale che è stata definita come la “medio-globalizzazione” di una vasta area mediterranea, quella dei PIGS fondamentalmente, attraverso il processo di integrazione economica e monetaria europea della “Fortress Europe”. Questo stato di blocco indotto, perpetrato attraverso l’ordoliberalismo che permea i trattati fondamentali dell’UE, alimenta un sistema di dominio neocoloniale tra i paesi dell’Europa centrale e settentrionale e l’area mediterranea. Una realtà che lega il Vecchio Continente a dinamiche tanto attuali quanto antiche, con le specificità del contesto europeo (ad esempio, la compressione strutturale della sovranità degli Stati, gli squilibri commerciali, la deflazione salariale). Si pone centralmente la questione di un distacco, di un semi-distacco che riguarda anche l’Europa, superando ogni premessa eurocentrica e NATOcentrica e le categorie storiche, politiche, economiche e culturali imposte dall’egemonia neoliberista e dal postmodernismo, attraverso la costruzione di un ALBA euro-afro-mediterraneo.
Certamente, si può ritenere che ora, dato il livello di compromesso tra sviluppo scientifico e tecnologico e sviluppo militare e profitto, si ponga chiaramente la questione della responsabilità degli “esecutori” consapevoli di questa degenerazione, che si definiscono imperialismi che strangolano la multipolarità dell’autodeterminazione dei popoli.
Il dibattito antifascista necessita di un approccio critico alla validità dell’attualizzazione dei temi forti di Gramsci e delle teorie anticolonialiste del pensiero, nella declinazione della questione delle alleanze per l’egemonia e la loro composizione e prospettiva sociopolitica per il superamento dell’attuale fase di globalizzazione neoliberista, collocandosi nella transizione dall’unipolarismo al multicentrismo nelle relazioni internazionali, a partire da studi di casi reali del Sud del mondo con riferimento al potere politico e alla comune in Venezuela come forma reale di democrazia socialista.
Il Venezuela e Cuba stanno cercando di diventare l’egemonia storica e culturale del Sud nel mondo contemporaneo: si tratta cioè di declinare un aggiornamento di contesti localizzati anche di categorie di un pensiero-azione per una filosofia della prassi, proveniente dagli studi e dalle pratiche di grandi rivoluzionari di riferimento come Martí, Bolívar, Gramsci, Mariatequi, Guevara, Fidel, Chávez, sia attraverso i contributi di studiosi europei e dell’America indo-africana, sia abbracciando anche altre zone dell’attuale Sud globale, in particolare l’Africa e il Medio Oriente, come arma nella battaglia delle idee contro l’indebolimento delle menti utili a manipolare l’azione umana al fine di incanalare anche la forza mentale in una direzione, quella del profitto. Così si coniugano teoria e prassi politica come il 9 maggio alla marcia dei comunisti a Roma per gli 80 anni dalla vittoria contro il nazifascismo e in quella marcia il Capitolo Italiano dell’Internazionale Antifascista era in prima linea.
Per questo è necessario attivarsi, agire in nome della cultura popolare come base delle relazioni umane, promuovendo anche la creazione di scuole per stimolare l’azione umana, oggi troppo appiattita, per ravvivare l’immaginazione e l’iniziativa creativa del lavoratore e dello studente. Sviluppare competenze e soggetti della comunicazione sociale come alternativa alla comunicazione deviata, rappresentando così la conoscenza critica di fronte a un linguaggio corporativo e tecnocratico, con l’obiettivo di preparare gli studenti, e la società nel suo insieme, a diventare ingranaggi di un meccanismo che non potranno mai controllare; vogliamo mettere in atto l’alternativa al sistema come soggetti attivi della trasformazione sociale.
A questo punto sappiamo bene quanto sia insostenibile il modello di sviluppo basato sullo sfruttamento capitalistico dell’uomo e della natura, come ha sempre dimostrato la rivoluzione cubana e come continua a dimostrare la rivoluzione bolivariana chavista.
Nel quadro dell’evoluzione storica dei paesi neocolonizzati e subalterni del Sud nel mondo attuale, si aggiorna una metodologia e una linea di ricerca di distacco, con una visione critica della politica economica e sociologica orientata a interpretare le realtà dei movimenti e delle culture da una prospettiva antimperialista e antifascista nelle prossime elezioni in Venezuela. Tutto è quindi legato alle dinamiche delle contraddizioni capitale-ambiente e capitale-lavoro, e al rapporto tra il Sud e i subalterni con la questione delle nuove caratteristiche del mondo del lavoro, nella costruzione dell’unità dei soggetti subalterni, nelle possibili transizioni post-capitaliste. Si tratta di riproporre le ipotesi gramsciane dell’egemonia culturale come alleanza moderna di soggettività sociali nella prospettiva dell’egemonia per un governo di democrazia di base in cui il socialismo bolivariano è punto di riferimento centrale e imprescindibile.
CREDITS
Immagine in evidenza: Roma. Con la rivoluzione bolivariana.
Autore: Rete dei Comunisti, 28 settembre 2024
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